Alex Brunner: professione portiere

È uno dei personaggi del calcio più amabili e più disponibili che abbia incontrato, uno che ha girato l’Italia in lungo e in largo e che vive lo sport con intensità e con passione. Alex Brunner, trentadue anni da Trieste, è alto un metro e ottantasette e pesa ottantadue chili, è coniugato con Rossana ed è fortemente legato alla città di Formia, vissuta per un anno quando difendeva i pali della squadra cittadina che a quel tempo militava in serie C2. Sovente ritorna nel sud pontino per partecipare a manifestazioni sportive e per salutare quegli amici con i quali ha vissuto un periodo che definisce bellissimo ed estremamente formativo per la sua carriera da professionista. In quel periodo Alex, che era stato ceduto in prestito dalla più blasonata Triestina al Formia, prestava il servizio militare alla compagnia atleti di Napoli insieme ad altri colleghi calciatori che giocavano nello stesso Formia e in altre squadre professionistiche del centro Italia ma a differenza dei commilitoni, quando aveva anche solo tre o quattro ore di libera uscita, correva subito a Formia ad allenarsi. Già a quel tempo, il direttore sportivo Fragasso e mister Falso avevano intuito le qualità di Alex che univa ad un indubbio valore tecnico, che con il tempo è andato via via migliorando, una grandissima dedizione ed una forza di volontà che facevano ben sperare per il suo futuro. E infatti, a differenza di altri campioni che si sono persi dietro le lusinghe delle discoteche e dei piani bar, Brunner gioca da quindici anni ai massimi livelli e ha giocato al fianco di grandissimi campioni quali Baggio, Signori e Zola.

Allora Alex, il giorno della festa per il ventottesimo scudetto della Juventus Tu eri sotto la curva Scirea a difendere la porta del Cagliari. Che emozioni hai provato da tifoso juventino?

Noi calciatori siamo sempre portati a dimenticare la squadra per la quale tifiamo quando vi giochiamo contro. Siamo dei professionisti ed è evidente che pensiamo solo alla squadra per la quale giochiamo e ci impegniamo sempre al massimo per giocare bene e fare bella figura contro chiunque. Nel caso a cui hai fatto riferimento devo dirti che c’era un clima un po’ surreale perché c’era un grande entusiasmo tra il pubblico che festeggiava a Torino uno scudetto vinto già dieci giorni prima, le due squadre non avevano nulla più da chiedere al campionato e ne è uscita fuori una partita divertente ma senza esasperati tatticismi. Per metà del primo tempo la partita è stata equilibrata, poi la Juve ha preso il sopravvento e ha vinto meritatamente nonostante io avessi fatto bene nella prima mezz’ora. Quando giochi contro campioni del calibro di Del Piero, Trezeguet, Ibravimovich, Mutu, Emerson e tutti gli altri, devi avere mille occhi e stare sempre attento perché prima o poi il goal lo becchi. Giocare contro la Juve mi crea sempre una sensazione speciale e mi sembra di moltiplicare ogni volta le forze, pensa che qualche anno fa quando ero a Bologna riuscii anche a buttarla fuori dalla Coppa Italia. Vincemmo due a uno a Torino e perdemmo per uno a zero a Bologna e per differenza reti passammo il turno. Fu una grande emozione! Cerco sempre, quando gioco contro la Juve, di batterla ma il mio cuore però resta bianconero.

A proposito di grandi giocatori, tu hai avuto negli anni grandissimi campioni quali compagni di squadra: Roberto Baggio, Beppe Signori e Gianfranco Zola solo per fare qualche nome. Che mi dici di loro?

Si, hai detto bene, grandissimi campioni in campo e fuori. Delle loro qualità tecniche non devo dirti nulla perché sono sotto gli occhi di tutti mentre del loro carattere posso dirti che Roby e Gianfranco sono due ragazzi molto taciturni ma che se si trovano in buona compagnia diventano solari e simpatici, Beppe è un po’ più aperto di Baggio e Zola ma anche lui non eccelle per loquacità. Si tratta comunque di bravissimi ragazzi, molto sensibili e che solo grazie ai loro grandi sacrifici sono riusciti ad arrivare ai livelli che tutti sappiamo e a rimanervi per tanti anni. Baggio e Signori hanno smesso in età avanzata e solo per qualche problema fisico mentre Gianfranco a trentotto anni ancora gioca e conoscendolo bene hai visto tu stesso, di persona di cosa è stato capace quest’anno a Cagliari.

Con Alex e Mauro Trovò, ex Inter

Un bel problema cercare di parare le punizioni di questi tre campioni in allenamento.

Davvero emozionante confrontarsi con loro a fine allenamento, pensa che i tifosi che assistevano agli allenamenti rimanevano per mezz’ora, un’ora, per tutto il tempo insomma in cui si provavano le punizioni a vedere le parabole e gli effetti dei loro tiri e, perché no, diciamolo pure, le parate che qualche volta sono riuscito a fare io sui loro tiri insidiosi. Ognuno di loro ha uno stile ma tutti e tre cercano e spesso riescono di buttartela sempre lì, all’incrocio dei pali e devi vedere che bella soddisfazione, per un portiere, quando riesce a toglierla dal sette e pararla. E’ come fare un goal.

Fammi il nome di un collega di ruolo che stimi.

Antonioli. Sono stato il suo secondo a Bologna e posso dirti che ero affascinato dalla sua bravura e dalla sua tecnica, devo molto a lui se sono migliorato e se sono riuscito a giocare a livelli ragguardevoli in Serie A. Un ragazzo molto tranquillo e serio che è riuscito ad arrivare in Nazionale coronando una carriera positiva e di altissimo livello.

Come ti sei avvicinato al calcio?

Beh, tu Ercole conosci bene la mia storia e sai che mio padre voleva farmi fare il portiere di hockey e proprio durante una partita di hockey fui accidentalmente colpito da una pallina, mi feci molto male e pensai istintivamente che forse era meglio giocare a pallone che mi sembrava più divertente e meno pericoloso. Per la verità poi negli anni ho subìto qualche incidente serio anche giocando a pallone ma almeno sono arrivato in Serie A, non so dove sarei arrivato se avessi giocato a hockey ma sono felice perché credo di aver fatto la scelta giusta.

Doping amministrativo e doping farmaceutico, ci stanno rovinando lo sport più bello del mondo.

No, si tratta solo di pochi sconsiderati rispetto alla moltitudine di atleti che in tutto il mondo pratica o segue, in maniera sana e pulita, il calcio che per me è lo sport più bello e diffuso nel mondo. Bisogna essere duri con chi contravviene a leggi e regolamenti perché lo sport è competizione sana e leale e non può e non deve essere infangato da chi cerca profitti illeciti. Per me il calcio rimane una sana palestra di vita.

Come sei arrivato tra i professionisti?

Sono molti, come sempre accade, che hanno contribuito alla mia affermazione nel calcio che conta ma tra tutti mi fa piacere parlare di due persone cui sono rimasto affettivamente legato e che credo sono state per me determinanti: Zampa, che era l’allenatore dei portieri dell’Udinese e che mi è stato molto vicino e Antonio Fragasso, che ai tempi del Formia e anche dopo mi ha seguito con la competenza del direttore sportivo e l’affetto di un fratello maggiore.

Che ricordi hai della tua esperienza nel Formia calcio?

Bellissima, una grande gioia ricordare quei momenti e ritornare in quelle zone dove ho lasciato una parte del mio cuore. È stato per me un anno durissimo ma importantissimo perché per la prima volta uscivo di casa, perché ero stato chiamato sotto le armi e perché la situazione della squadra era rovente e i tifosi erano sul piede di guerra. Riuscimmo tutti insieme a fare quadrato, il Formia si salvò, i tifosi ci considerarono degli eroi, io conobbi amici che ancora oggi sono per me importanti e l’esperienza militare e l’allontanamento da casa hanno forgiato il mio carattere.

Possiamo dire che a Formia sei diventato uomo e campione?

Beh, non che fossi un neonato o che non avessi fatto altre cose buone prima, ma…possiamo dirlo.

Una delle maglie che mi ha donato Alex

Allora a fine carriera ci torneresti?

Ci provi sempre eh? Si, non mi dispiacerebbe chiudere la carriera in quella zona, sia per la bellezza dei suoi luoghi, sia per chiudere da dove ho iniziato una carriera brillante che mi ha visto trasformare una passione in lavoro e giocare insieme e contro campioni di levatura internazionale per molti anni. Un gesto di gratitudine ed affetto che mi farebbe piacere se si realizzasse. Poi, come sempre dici tu, quella è una zona importante calcisticamente parlando, lì sono usciti i vari Fava, Pecchia, Serao, Di Carlo, Lotti, Giannichedda e tanti altri ancora. Sarebbe bello, chissà mai che questo desiderio non si realizzerà prima o poi.

Con chi giocherai l’anno prossimo?

Non lo so ancora, dovranno mettersi d’accordo Salernitana e Cagliari.

Come ti sei trovato a Cagliari?

Molto bene, la società è di livello, la squadra ha fatto un campionato molto buono ed è andata bene anche in Coppa Italia, credo che i tifosi siano rimasti contenti. Sarei felice di rimanere a Cagliari anche perché la famiglia si è trovata bene, Cagliari è una bella città, molto godibile e con un clima molto buono.

E della Salernitana cosa mi dici?

Sono stato molto contento della sua salvezza e sono felice per Gregucci che è un grande allenatore e che raggiungerà traguardi più alti perché è bravo e se li merita.

A proposito di allenatori, a Cagliari hai avuto come mister Arrigoni, che era un tuo compagno di squadra a Bologna. Che rapporto hai avuto con lui?

Arrigoni stava finendo la sua parentesi a Bologna proprio mentre io la stavo iniziando e in tutta onestà devo dirti che per me è molto migliorato. A quel tempo aveva un modo di fare non molto tenero con i compagni di squadra perché lui era un allenatore in campo già quando giocava, però era un po’ troppo introverso e certe sue posizioni, certi suoi consigli non piacevano ai compagni soprattutto per il modo di porsi che aveva, un po’ troppo duro e un po’ troppo severo. Il mio rapporto con lui era comunque buono anche a quei tempi ma devo dirti che è stata una piacevole sorpresa ritrovarmelo da allenatore, perché mi ha fatto piacere che è riuscito ad imporsi in un ruolo così difficile e mi ha soprattutto fatto piacere verificare che è notevolmente migliorato sotto l’aspetto della comunicazione e perché l’ho visto più disponibile al colloquio, al confronto e meno intransigente. È un allenatore emergente che potrà fare sempre meglio.

Alla mia destra Brunner e Trovò, alla mia sinistra Rizzolo, Delli Compagni e Massimo Moni

Grazie Alex

Grazie a Te, ci vediamo la settimana prossima

Pubblicato sul “Corriere del Sud Lazio” n. 23 del 2005

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