Una giornata con Roby Facchinetti, grande cantante e grandissimo uomo

Camillo Lorenzo Ferdinando Facchinetti, più semplicemente Roby, è nato a Bergamo dove risiede ed ha una biografia talmente fiorente e ricca di successi che se anche la volessi riassumere -stile Bignami per intenderci- finirebbe per riempire anche gli spazi infiniti e generosi di internet e del mio blog. Non mi dilungo quindi, in questa breve presentazione, sulla grandezza dell’artista che da oltre mezzo secolo milioni di persone nel mondo conoscono ed apprezzano ma voglio soffermarmi per qualche istante sulla grandezza dell’uomo Facchinetti. Un uomo di grandissima sensibilità che non si è vergognato durante il lockdovn di commuoversi davanti alla Mara “nazionale” nel descrivere il drammatico momento personale e quello dei suoi concittadini e via via di tutti gli italiani che combattevano ed ancora oggi, ahimè, combattono, un virus disgraziato e virulento. Non si è vergognato di entrare nelle nostre case e di bucare il nostro teleschermo con quegli occhi chiari e pieni di lacrime ma ha mostrato, con disarmante semplicità e naturalezza, la sua paura che era ed ancora oggi è, purtroppo, la nostra paura. Ha composto via telefono e via internet, in una sola notte, insieme a Stefano D’Orazio -cui elévo il mio commosso e deferente saluto- una canzone per la sua Bergamo, per il personale sanitario, per i militari, per gli italiani tutti. Una canzone nata istintivamente, “chiedendo aiuto alla musica”, perché potesse esorcizzare quel drammatico momento e perché ci potesse permettere di trovare tutti insieme la forza per rinascere e riprenderci la nostra vita. Quando durante l’inverno l’ho chiamato per invitarlo -covid permettendo- a Sirmione per cantare proprio “rinascerò rinascerai” accompagnato dalla Banda Militare della Croce Rossa Italiana non ha esitato un istante ad accettare ed è nata tra noi un’istintiva ed affettuosa amicizia.

Allora Roby, ogni promessa è debito. E’ con grande piacere che ti confermo il “lancio” del mio blog per fine novembre e voglio inaugurarlo con un’intervista a te.

Grande Ercole, sono veramente felice di questa tua iniziativa che senz’altro sarà un successo ed essere ospitato per primo in un contenitore che riporta le interviste che hai fatto e che farai a personaggi illustri mi gratifica e rappresenta un onore per me.

Grazie a te, troppo buono. Come nasce il cantante Roby Facchinetti?

Grazie a mia madre che amava la musica classica ed organistica e quindi già quando ero nella sua pancia ascoltavo note musicali. In casa si ascoltava musica per 24 ore al giorno ed intorno ai cinque anni ho smesso di ascoltarla in modo passivo ma ho iniziato a percepire che non ascoltavo musica ma che la “vivevo” ed era per me energizzante. Nella testa del Roby bambino si stava formando l’idea che la musica mi divertiva e mi voleva bene perché ascoltandola mi faceva stare bene. A sette anni spinto da mia madre ho iniziato a suonare la fisarmonica e a dieci sono passato al pianoforte. Ricordo nitidamente che l’insegnante di pianoforte mi ripeteva sempre che la musica non si può definire con una parola perché è tutto, è un universo infinito e che qualsiasi cosa mi sarebbe capitata nella vita, di bello e di brutto, avrei sempre potuto appoggiarmi alla musica.

Inevitabile, a questo punto, Roby, parlare del drammatico momento che stiamo vivendo e di cosa abbia rappresentato la musica per Te in questi tristissimi mesi.

Hai colto in pieno Ercole. In questo periodo ho chiesto aiuto alla musica e mi sono letteralmente appoggiato a lei. L’immagine degli automezzi dell’Esercito Italiano che trasportavano di notte, al buio, le salme di tantissime persone stroncate da questo maledetto virus hanno accresciuto una paura che ha coinvolto sempre più tutti i bergamaschi e tutti gli italiani. Una paura terribile, forte, diversa e che non si può descrivere. Così una sera, come ti dicevo stamattina, sono andato nel mio studio a casa ed ho iniziato a suonare il pianoforte e subito ho avvertito, mentre suonavo, che quella melodia che stava nascendo fosse, quasi per incanto, un inno alla vita e che racchiudesse un’anima speciale, un qualcosa di veramente importante. La musica dicevamo stamattina, ha avuto un ruolo importantissimo in questo periodo non solo per me ma per tutti. La gente si è ritrovata sui balconi a cantare e a suonare per esorcizzare un momento terribile, inaspettato ed inaccettabile ed anche solo per tre, quattro, dieci minuti o due ore al giorno, si è distratta ed ha staccato la spina. La musica ha assunto in questi mesi un insostituibile valore terapeutico ed un ruolo tutto suo, alto e nobile.

Vero e bello quello che dici. Facciamo un passo indietro poi torneremo più avanti a “rinascerò rinascerai”. Il tuo ingresso nei Pooh, quando, come e perché.

Una fortuna reciproca, la band per la quale suonavo si ritrovò in uno stesso locale con i Pooh e al termine della serata proprio loro, i Pooh, mi si avvicinarono e mi rappresentarono l’esigenza di avere un nuovo tastierista che sostituisse Bob Gillot. Capii immediatamente che era un treno di quelli che si dice passano una sola volta nella vita ma si poneva in me da una parte il forte desiderio di accettare ma dall’altra il timore che i miei compagni della band rimanessero spiazzati e dispiaciuti per la mia fuoriuscita dal gruppo. Parlai con loro ma devo dirti che non ci fu assolutamente bisogno di dilungarmi perché compresero immediatamente che si trattava di un’occasione unica, dell’occasione della vita e mi incoraggiarono ad accettare dichiarandosi contenti per quello che definirono il raggiungimento -da parte mia- di un meritatissimo traguardo. I Pooh hanno rappresentato tutto nella mia vita, ho passato con loro più tempo che con la mia famiglia, ho girato il mondo con loro, ho passato i giorni di Natale, di Capodanno, di Pasqua, di Ferragosto, tutti i giorni dell’anno con loro, per suonare, per scrivere, per cantare e per realizzare il nostro progetto tutti insieme e la musica ci ha ripagato perché ci ha fatto crescere, ci ha dato notorietà, ci ha dato successo, ci ha fatto affermare e vendere più di ottanta milioni di dischi. E come dimenticare la nostra “reunion” con i concerti di San Siro, dell’Olimpico, del Palazzo dello Sport fino ad arrivare all’ultimo concerto di Bologna del 30 dicembre del 2016? Cinquecentocinquantamila paganti per rivederci cantare ancora una volta insieme hanno testimoniato una straordinaria storia di amore tra noi ed il nostro pubblico.

Tutti straordinari compagni di vita e di viaggio ma chi è l’amico, tra loro, al quale hai raccontato un tuo segreto, un tuo desiderio, una tua debolezza?

Senza nulla togliere a nessuno di loro, tutti davvero, come hai detto tu Ercole, straordinari amici, però per rispondere alla tua domanda forse Riccardo (Fogli – ndr). Nei Pooh lui c’è stato sette anni a differenza di tutti gli altri che ci sono stati quaranta, quarantatré e quarantotto anni ma con lui ho vissuto il periodo formativo e i giorni della nascita, delle difficoltà che oggi sono superate dalla presenza dei manager e addirittura delle società che ti forniscono e curano l’impiantistica ma a quei tempi era tutta una cosa nuova, un’avventura da vivere giorno per giorno e che ti portava oltre che ad essere cantante anche ad essere il manager di te stesso. Lavoravi 24 ore al giorno con i tuoi colleghi anche per l’organizzazione dell’evento e non solo per la serata del concerto. La base era a Bologna e con Riccardo ho vissuto insieme, ho diviso per i primi cinque, sette anni, le cinquanta o le cento lire per il panino o per il cinema. Lui ha vissuto spesso a casa mia ed io spesso a casa sua, è stata una condivisione totale con Riccardo fino ad arrivare al primo grande successo che è stato “ho tanta voglia di lei” e poi “pensiero” ed “Alessandra”. Insomma abbiamo condiviso gli anni più importanti, quello in cui abbiamo trasformato una passione in un impegno, in un lavoro, in un successo per ritrovarci poi alla fine, dopo tanti anni, a tornare a cantare ancora insieme.

Tutti noi abbiamo una canzone a cui siamo più affezionati perché ci ricorda un amore, un periodo, qualcuno che per un motivo o per un altro non è più nella nostra vita o ci è rimasto per sempre. Qual è la canzone dei Pooh e quella di un altro cantante che è rimasta più delle altre nel tuo cuore?

Beh, tosta questa eh! E’ innegabile comunque che “Parsifal” abbia rappresentato un qualcosa di straordinariamente importante per i Pooh che grazie a quel brano e a quell’album hanno preso delle strade musicalmente anche diverse e sono cresciuti molto. Ma sono tutte belle le nostre dai … ah ah ah. Per quanto riguarda altri cantanti beh io ascoltavo molto Gianni Morandi ed ero attratto da “se non avessi più te”  che aveva una melodia straordinaria e mi riporta alla mente un’estate bellissima trascorsa, accompagnato da questa canzone, a Milano Marittima. Altra canzone a cui sono molto legato e che segnava e forse ancora oggi segna l’inizio dell’estate, era “Sapore di mare sapore di sale” di Gino Paoli,che io fui invitato ad ascoltare dal titolare di un bar sul lungomare di Riccione, da un jukebox. Era, forse, l’estate del 1964.

Abbiamo parlato prima di Atalanta, magnifica realtà del calcio italiano che riunisce la domenica tutta Bergamo intorno alla squadra. Non potevi che esserne un grande tifoso.

Sono legatissimo alla mia città e pur avendo visitato molti angoli di mondo straordinari non rinuncerei mai e per nessuno di loro a Bergamo e alla mia gente. L’Atalanta è parte integrante di Bergamo, è essa stessa Bergamo e non avrei potuto tifare altra squadra che non fosse stata lei. Ad appena    cinque anni (il tempo della fisarmonica ah ah ah -ndr-) mio zio Silvio mi portò per la prima volta allo stadio ed io rimasi attratto ed innamorato all’istante dell’Atalanta, del tifo, della passione, dello sventolio delle Bandiere. Fu amore a prima vista!

Te ne faccio un’altra tosta. Stromberg o Gomez?

Tosta davvero. Non posso scegliere l’uno piuttosto che l’altro. Due grandissimi campioni di momenti diversi ma ugualmente straordinari ed emozionanti.

Due parole sull’Atalanta di oggi.

Tanti buoni giocatori, tanti giovani, una società che sa “vedere” ed investire bene, non a caso è una delle poche al mondo ad aver chiuso in attivo l’ultimo esercizio. Ed ancora, preparatori atletici di gran livello, un allenatore perfetto per la nostra città e tifosi competenti e sempre molto vicini alla squadra. Un mix vincente! Ti porto l’esempio ora di Ilicic che quando arrivò a Bergamo era un buon giocatore ma incostante ed è diventato un grandissimo campione capace di gesta immense perché si è lavorato a tutti i livelli alla sua crescita personale, gli sono stati dati sostegno e vicinanza dalla società ed ha acquisito da noi quella serenità che non aveva trovato e vissuto altrove. Ora spero superi questo suo momento psicologico un po’ difficile innanzi tutto per lui e poi per l’Atalanta che ritroverà uno straordinario campione che ci invidiano tutte le altre grandi squadre. L’Atalanta, Ercole, non è più un miracolo ma ormai è una realtà vera e costante.

Sei qui a Sirmione, in occasione del XXII Convegno Nazionale per Ufficiali medici e personale sanitario della C.R.I., per il Concerto della Banda del Centro Tosco Emiliano del Corpo Militare Volontario della C.R.I. Due parole su questi militari con il bracciale di neutralità.

Una parola non due, “grazie” con tante “e”! Grazie a voi per quello che da sempre fate e continuerete a fare per le persone che soffrono, grazie per il modo in cui lo fate e che si vede guardandovi negli occhi e parlando con voi. Prima, durante le prove, in tanti -in divisa- sono venuti a fare foto con me ma credimi ero in realtà io che volevo fare le foto con loro, con voi, con te amico mio, veri testimoni di pace ed amore. Quando mi hai contattato qualche mese fa, dicendomi che era intenzione tua e del Generale invitarmi, se ci fossero state le possibilità, a questo prestigiosissimo Convegno, non ho esitato un istante ad accettare perché so chi siete e cosa fate per la comunità intera. Ancora grazie, con tante “e”!

Ritorniamo a “rinascerò rinascerai”. Non ti faccio domande, parla a ruota libera.

Ci vorrebbero ore per descrivere cosa rappresenta ma sintetizzo e dico che è un inno alla speranza, alla fede, alla fiducia, alla vita. Come ti ho detto, vivevo da trenta giorni barricato a casa come tutti gli italiani ed i bergamaschi in particolare e vedere quei carri militari che portavano via i miei concittadini senza che nessuno, un familiare, un amico, un conoscente potesse rivolgergli un’ultima carezza o un ultimo saluto mi ha profondamente sconvolto. Dopo mezz’ora di angoscia per quelle scene che avevo visto, mi sono rintanato nello studio di casa mia ed ho iniziato a suonare il pianoforte, a fare musica, una musica che è stata per me terapeutica. E’ così, in questo modo, che ho composto un brano che rimarrà per sempre nella nostra mente e nelle nostre orecchie, senza un’intenzione reale ma istintivamente, per tentare di rilassarmi. Ho chiamato allora il mio grande amico Stefano D’Orazio che in neanche tre ore, forse poco più di due, ha scritto il testo. Un testo bellissimo, come tutti quelli di Stefano. Ne è nata una canzone bellissima che abbiamo inciso stando ognuno a casa propria. Ho chiamato allora subito alcuni miei amici medici dell’ospedale Giovanni XXIII, gli ho parlato di questa canzone nata in una notte e alla quale volevo dare un supporto visivo ed in pochissimi minuti loro hanno fatto quella meravigliosa foto con un foglio retto dal  personale sanitario che recava la scritta “rinascerò rinascerai”. Una cosa semplice, molto semplice ma di una grandezza unica. Ho messo il video in rete ed in poche ore aveva già fatto il giro del mondo, ora abbiamo anche il testo in lingua vietnamita! Questa canzone è diventata patrimonio di rinascita e di tutti, ho avuto persone che dal letto dell’ospedale mi hanno chiamato dicendo che lottavano questo maledetto virus con le cuffiette alle orecchie ascoltando “rinascerò rinascerai” e questa è la più grande soddisfazione per Stefano e per me.

Due parole per tutti gli italiani.

Non dobbiamo abbatterci ma dobbiamo essere uniti, forti ed anche fantasiosi per superare questo momento drammatico e riprenderci tutti insieme la nostra vita per poi viverla nel modo migliore. Ora aspetta un attimo, tanto il mio tea e la tua cioccolata si sono freddati, faccio io due domande veloci a te. Quale nostra canzone ti piace di più e perché sei juventino.

(E) Ah, ah, ah, facili, facili. Tutte bellissime le vostre canzoni ma sono affezionatissimo a “uomini soli”, “la ragazza con gli occhi di sole” e a “buona fortuna buon viaggio”. Pensa che ogni volta che metto quest’ultima su facebook taggo sempre mia cugina Sabrina Barbanti e la mia amica Roberta Pingue perché è una canzone che piace molto anche a loro. Perché juventino? Perché nella vita scelgo sempre il meglio! Buon tea.

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