A tutto campo con l’Onorevole Storace, Presidente della Regione Lazio

Presidente Storace, la recente apertura dell’ospedale Sant’Andrea è un fiore all’occhiello di questa Amministrazione.

Per quanto attiene il Sant’Andrea posso dire, con orgoglio, che siamo giunti a soli due anni e mezzo dall’insediamento di questa Amministrazione, a consegnare ai cittadini un’opera che era attesa da trent’anni. Nella sanità abbiamo fatto molto: abbiamo dato a Roma e al Lazio il polo oncologico atteso da sempre; abbiamo aperto il Policlinico di Tor Vergata; abbiamo ristrutturato decine di ospedali; abbiamo risanato i conti della sanità che due anni e mezzo fa erano in rosso per 8.400 miliardi di vecchie lire, puntiamo ad estinguere questi debiti tra marzo e aprile del 2003.

Il risanamento della sanità laziale, dunque, è completato?

No, certamente no: il percorso di risanamento della sanità laziale è ancora lungo. Ma oggi abbiamo uno strumento fondamentale come il piano sanitario regionale – il primo di cui si è dotata la Regione Lazio in 32 anni – che ci consentirà di portare avanti interventi all’interno di un programma organico, come mai era avvenuto in precedenza.

Anche l’economia sta dando segnali di ripresa, ma c’è la vicenda Fiat che può creare grossi problemi.

Credo si possa dire che la vicenda Fiat ha già creato grossi problemi: penso alle famiglie dei lavoratori finiti in cassa integrazione. Il problema della Fiat è molto complesso. Nell’ultima seduta del consiglio regionale il tema è stato affrontato in maniera approfondita, abbiamo approvato una Legge che stanzia venticinque milioni di euro a sostegno dello sviluppo e dell’occupazione nell’area del cassinate per quel che riguarda l’intervento della Regione. I venticinque milioni di euro serviranno a dare sostegno al sistema delle piccole e medie imprese, alla promozione di nuove iniziative imprenditoriali e all’aumento della dotazione infrastrutturale locale, oltre che allo sviluppo della ricerca e della tecnologia delle aziende. Sia la maggioranza che l’opposizione hanno dimostrato quanto sia importante, al di là degli schieramenti, la questione della Fiat per il Lazio. Non sono d’accordo però quando, in nome di una mala idea della solidarietà, si finisce solo per creare illusioni. Vi era una proposta che chiedeva, con un ordine del giorno, di devolvere il corrispettivo della diaria giornaliera di ciascun consigliere ai lavoratori Fiat; questa diaria è circa 300 mila lire al giorno, le quali moltiplicate per 60 consiglieri diventano 18milioni lordi, che divisi per 1200 cassaintegrati portano una solidarietà di 15 mila lira a lavoratore, ovvero otto euro. La solidarietà non può essere di otto euro a lavoratore: questo è sciacallaggio sulla pelle dei lavoratori.

Ma il problema Fiat, nelle sue linee, a suo modo di vedere è stato ben gestito?

Credo che su questo tema vi sia stata molta confusione e forse anche, in qualche caso, un po’ di malafede. I guasti che ci sono – e lo voglio dire con chiarezza – non sono stati provocati da Palazzo Chigi ma da altri, e quegli altri stanno a Torino. Qualcuno ha rimproverato a questa Amministrazione di non essere stata presente nel dibattito, addirittura mi si è rimproverato di non essere andato di fronte ai cancelli della Fiat di Cassino. Non oso immaginare che cosa sarebbe accaduto se ci fossi andato: sarei stato dipinto come Masaniello. Non credo che questa vertenza abbia bisogno di Masaniello, penso che si debba sviluppare un’azione politica seria. Prima di lanciare accuse infondate si deve avere la ragionevolezza politica e, soprattutto culturale, di capire quali siano i limiti dell’azione di una Regione. Quella di Cassino è una vicenda difficile, poiché vi sono state – e vi sono – oggettive difficoltà mediatiche, perché i giornali e le televisioni parlavano di Termini Imerese e di Arese. C’è stato un problema di visibilità, che ha dato l’impressione ai lavoratori di sentirsi soli, ma gli errori sono stati commessi dalla Fiat, errori sugli investimenti e sulla ricerca per nuovi modelli. Ad esempio, possiamo tutti andare a vedere quanto è bella una Lancia Thesis, quanto hanno speso per far conoscere una macchina orrenda, che non troverà mai mercato perché è fatta male; una grande dose di responsabilità ce l’ha proprio il centrosinistra, fautore di una politica che è caratterizzata per aver contratto la capacità di espansione sul mercato della Fiat nonostante le rottamazioni, nonostante i tanti miliardi di soldi pubblici dati a quell’azienda. Se ci avessero dato un decimo di quei soldi avremmo arricchito Cassino.

Il Governo Berlusconi avrebbe potuto fare di più?

Chi ha consentito alla Fiat ogni privilegio, salvo poi, una volta finita la privatizzazione dei profitti, venire alla socializzazione delle perdite? È o no una realtà drammatica che questo Governo si è trovato? Si può usare qualunque argomento contro il Governo Berlusconi, perché è la recita politica, però non c’è uno spazio all’autocritica rispetto a quello che è accaduto negli anni in cui si portavano le banche a contare più dei Governi. Oggi il piano industriale ha la firma dei banchieri, non del Presidente Berlusconi. È un piano industriale redatto su ordine delle banche, se il Governo non avesse agito in questo modo, e cioè privilegiando la trattativa rispetto al rifiuto del piano industriale e alla rottura delle relazioni, oggi non ci troveremmo a parlare di 1200 cassaintegrati a Cassino ma di 1200 licenziati. La Fiat è stata infatti molto chiara: o questo o facciamo partire le lettere di licenziamento e il Governo si è trovato dinanzi ad un ricatto politico. Inoltre, a Termini Imerese vi era il rischio concreto, e il Governo si è assunto la responsabilità di imporre alla Fiat un ripensamento, di regalare tremila braccia ad un altro tipo di attività che in Sicilia è molto fiorente e non è propriamente legale: la mafia. Non dico che bisogna apprezzare tutto quello che ha fatto il Governo, ma non posso criticarlo, nel momento in cui blocca i licenziamenti.

Presidente, uno dei temi più sentiti è quello della realizzazione delle grandi opere infrastrutturali.

È un tema sentito da tutti: dall’Amministrazione regionale ai cittadini e alle imprese. Finalmente dopo decenni di silenzi, spesso imbarazzanti, abbiamo posto dei punti fermi. L’inserimento all’interno della legge obiettivo di alcuni grandi progetti, infatti, pone le basi per un rilancio delle grandi opere nel Lazio: il completamento della terza corsia del grande raccordo anulare di Roma, il completamento del corridoio tirrenico meridionale – vale a dire tutto il sistema della viabilità che ruota attorno a Pontina e Appia -, il nuovo sistema di trasporto nell’area dei castelli romani, la bretella autostradale Cisterna – Valmontone, che collegherà con la “A1” la zona nord di Latina, e il suo naturale completamento – vale a dire il rifacimento a standard autostradali della statale 156 “Monti Lepini” che invece collegherà a sud Latina con la “A1”. E, ancora, il completamento dell’adeguamento della Cassia fino a Viterbo e il prolungamento della Dorsale appenninica “Sora-Atina-Isernia”. La Legge obiettivo stanzia i fondi, stabilisce i tempi e le modalità di svolgimento dei lavori e, quindi, getta le basi per realizzare davvero, dopo decenni di vane promesse, queste grandi opere. Opere attese da anni e di grande importanza, che avranno un grande impatto su tutto il sistema dei trasporti nel Lazio.

Pubblicato su “Forum” in data 24 Novembre 2002

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