In una serata di fine estate, a Minturno, con i colleghi Lucia Grimaldi e Dany Di Cola, ho incontrato e fatto quattro chiacchiere con Riccardo Fogli nella piazza centrale di questa splendida città, Medaglia d’Oro al Merito Civile, che permette, se guardi a sinistra di apprezzare l’imponenza e la bellezza del Castello Baronale e se guardi a destra di ammirare l’immenso e straordinario mare di Scauri, di Gaeta e di Ponza.

Ti ascoltano per radio e vedono questa intervista -in streaming-, fai un saluto ai “radio-spettatori” Riccardo?

Ah, bella questa cosa, un giorno mia mamma fece confusione tra radio e televisione e non riuscì a vedere un mio spettacolo, oggi con questi social mi ascolterebbe e vedrebbe contemporaneamente. Un saluto a tutti gli amici radio-spettatori che mi ascoltano e che mi vedono.

Sei molto legato a tua mamma, ne parli spesso nelle tue interviste.

Si, moltissimo e sono sicuro che lei mi vede sempre, anche adesso, dal cielo.

Il 30 Agosto di ogni anno Minturno si trasforma in una piccola Sanremo.

Una splendida serata che Pasquale Mammaro organizza ogni anno in questo splendido luogo e che permette a tanti di noi, amici da una vita, di venire a cantare e di ritrovarci tutti insieme davanti a un pubblico caldo e che ci vuole bene.

Ti abbiamo visto parlare qualche istante fa con “giovani promesse” e dare loro consigli. Cosa gli dicevi in particolare?

Beh gli dicevo che alla loro età andavo come un treno e che oggi invece deve fare un po’ di riscaldamento prima di salire sul palco e “pulire” la gola, fare vocalizzi e far vibrare le corde vocali.

Come è nata la tua passione per la musica?

Istintivamente, i miei coetanei giocavano e si divertivano, io stavo bene e a mio agio a suonare e cantare e devo dire che è stata una vocazione e una scelta giusta sotto tutti i punti di vista.

Cosa ha rappresentato per te essere uno dei “Pooh”?

Un grande onore, un grandissimo piacere. E’ stato bello cantare con amici e professionisti serissimi e bravissimi, sono cresciuto e…invecchiato con i Pooh.

Quarant’anni fa usciva “Storie di Tutti i giorni”, speriamo di ricantarla tutti e quattro insieme qui a Minturno, tra dieci anni per i cinquant’anni dall’uscita, che ne dici?

Ah ah ah, bell’augurio, perché no?

Sei molto in giro con i tuoi concerti, il tuo successo continua.

Sì, sì, dopo il Covid si è ripreso alla grande, per fortuna!

In un periodo di pandemia e di guerra alle porte di casa, quanto la musica rappresenta un momento di speranza e di sollievo?

Ma è troppo poca cosa, cioè noi abbiamo cantato contro la guerra, abbiamo scritto contro la guerra, siamo quello che rimane dei figli dei fiori. Ma la guerra è mai finita davvero? Ce ne sono tante, sempre e dappertutto, purtroppo. Comunque, certo, la guerra a chi ha un animo pulito e libero aiuta e rasserena quindi lo strumento musicale ha sempre la sua valenza.

Chiudiamo con tua mamma, Riccardo. Raccontaci del tuo diploma.

Non puoi farmi piangere prima di salire sul palco! Mamma si dispiaceva che non era riuscita a farmi diplomare e benché avesse l’Alzheimer, nei momenti di lucidità, mi diceva sempre che le sarebbe piaciuto che avessi cantato e che fossi stato ragioniere. Riuscii ad impegnarmi e a frequentare le scuole serali prendendo il diploma che lei in vita aveva tanto sognato e mi piace pensare che alla fine sono diventato  un cantante e un ragioniere proprio come mamma voleva.

Foto dell’Editore Armando Caramanica di Scauri di Minturno

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